martedì 1 gennaio 2013

Venti anni di "MUSICA e DISCHI"

 


[...] Venti anni al servizio della propaganda, delle cronache e delle documentazioni per tutto ciò che riguarda la musica, il disco, lo strumento musicale, l'edizione e il libro.
È un lungo periodo che rappresenta il formarsi di una generazione mentre le cento pagine del nostro mensile ne interessano certamente tre: quella dei giovanissimi, quella degli studiosi e dei collezionisti, e quella degli specializzati o nostalgici dei ricordi di un tempo.
"Musica e dischi" è stato il primo giornale tecnico del dopoguerra e il primo riferimento in Italia del disco fonografico.   Ricollegandoci all'antico "Corriere musicale" che era sorto nel 1930 e al quale specialmente nell'ultimo periodo apportammo una collaborazione regolare ed efficace [...] (creando) un vasto dizionario di musiche e di edizioni e un quasi completo catalogo di incisioni avvenute in questi ultim 35 anni [...]
 
Viviamo nell'epoca della velocità ma la posta viaggia oggi come al tempo delle diligenze mentre i telefoni, specialmente gli interurbani, rappresentano solo strumenti per eccitare il nostro sistema nervoso.   I motori dei cento all'ora sono nelle nostre città lunghe colonne di prigioni metalliche che ci privano di movimenti e di meditazione.   Tutti siamo in ritardo; non vi è chi non possa riconoscerlo.   In poche ore percorriamo migliaia di chilometri ma dobbiamo, per gli ultimi cento metri, allinearci in fila indiana e ascoltare lo scandir dei minuti che non sincronizzano più coi battiti del cuore.
Tempo di macchine ma epoca nella quale la macchina uomo è ancora quella che conta e che si rivela sempre più perfezionata e insostituibile.   Uomo che nonostante la collaborazione delle macchine riesce a risolvere da solo gli inevitabili problemi, superando le difficoltà che egli stesso si è via via creato nel vano tentativo di eliminarle.
Controsensi del progresso.
La civiltà è una difficile pianta che non fiorisce se non è innaffiata di sudore e di lacrime.   Certamente l'effetto di ogni progresso, spinto all'estremo, rappresenta inevitabilmente la sostituzione della materia allo spirito come pure la sostituzione delle cose alle idee.
 
Il lavoro!
L'attività..., dicono i saggi, è ciò che serve a far felici gli uomini.   Le nostre preoccupazioni tuttavia sono il dover dipendere dalle molteplici attività di uomini non sempre felici.
In quest'ultimo periodo abbiamo creato nuove specializzazioni che dovrebbero meglio definirci, per ciò che il nostro lavoro dovrebbe o vorrebbe rappresentare: ricerche di mercato e di iniziative, promozione di relazioni pubbliche, collaborazioni nazionali e internazionali.
Molti anni fa tutto questo era riassunto nelle parole: "Amore per il prossimo".   E cioè vicendevole aiuto.
Certo noi dovremmo imparare a capire che se gli uomini dipendono da noi, e noi dipendiamo da altri, è necessario cominciare a comprenderci.   E dovremmo inoltre saper tollerare negli altri quello che dobbiamo sempre proibire a noi stessi.
Questi principi semplicissimi sono diventati invece una complicata scienza.   Richiedono esami approfonditi, studi superiori, documentazioni, specializzazioni e diplomi.
La conclusione tuttavia dovrebbe essere una sola: "non fermare il lavoro degli altri se desideriamo che il nostro lavoro continui".   E convincerci che se siamo tutti rotelline dello stesso enorme ingranaggio, il più piccolo guasto può ritardare o arrestare migliaia o milioni di tante altre ruote.
Questo rappresenta il lavoro per tutti noi.
 
[...]
Ieri eravamo soli.   Oggi, allineati a cento e più periodici, possiamo in ogni caso considerare e concludere che il nostro compito, è sempre rimasto e debba rimanere sempre il medesimo: e cioè quello di seguire, valorizzare e documentare la musica e il disco in campo internazioanle.
Impegno che oggi nel nostro mondo, si è reso ancora più ansioso, spesso preoccupato, sempre pieno di contrattempi, di non facili problemi da risolvere e di continue improvvise incognite da chiarire quotidianamente.
Rappresenta pertanto forse per la sua stessa tradizionale continuità e sentita importanza un concentrato di problemi per i quali sentiamo precise responsabilità.   Problemi determinati dalle rivoluzioni industriali, dai terremoti di iniziative spesso sconcertanti e bizzarre, dagli assestamenti commerciali in questi tempi non per nulla economicamente tranquilli.
 
[...] Il complesso (210 numeri e circa 12.000 pagine) rispecchia per la nostra categoria la descrizione dettagliata del cosiddetto "costume" di un'epoca.
Per il nostro settore musicale, sono circa 16 volumi di storia, stampata di giorno in giorno che rappresentano una vasta ed originale enciclopedia di cronache massime e minime.
Epoca di musica riprodotta, la nostra: sussurrata o urlata.   Forse da ascoltare più che da cantare.   Come si conviene ai tempi moderni.
Da conservare e consultare, necessariamente.   Per noi e per coloro che, dopo di noi, giudicheranno le nostre voci e, forse, anche quelle delle nostre coscienze.
 
Mario De Luigi
("Musica e dischi", nr. 211 - gennaio 1964)

Nessun commento:

Posta un commento